Io e Albertino eravamo insieme la notte in cui io ho scritto “Gente Della Notte”, a Londra. Quella canzone per me è quella che ha cambiato tutto perché io, prima di quella canzone, pensavo che il mio talento fosse legato soprattutto alle invenzioni di slogan, all'invenzione di idee quasi pubblicitarie della musica: “La mia moto”, “Gimme Five”, “È Qui La Festa?”; io dicevo sempre: il titolo di una canzone deve poter stare su una maglietta. […] Eravamo insieme quelle notte lì e poi tu [riferito ad Albertino, ndr.] andasti in albergo. Io rimasi in questa casa che avevo affittato per passare un periodo a Londra a vivere e, senza chitarra, misi su “Walk on the Wild Side” di Lou Reed e su quel giro di accordi iniziale, che poi è un do e un fa, scrissi il testo di “Gente Della Notte”, ma senza pensare che sarebbe diventata una canzone, pensavo fosse un rap. E poi è diventata una canzone che ancora oggi tengo nel repertorio, la faccio nei concerti. Lì ho capito che potevo raccontare di me, delle emozioni, della verità, della malinconia, di certe chiaroscuri che ci sono nella vita che possono stare anche dentro una canzone. Ho capito che una canzone non deve essere per forza solamente un urlo.

– Jovanotti, Radio m2o, 2021.