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Album

VESUVIA

Meg

About “VESUVIA”

VESUVIA è il quarto album di Meg, il primo a non uscire in maniera indipendente per la sua etichetta personale, Multiformis, bensì per Asian Fake.

Anticipato dai singoli “NON TI NASCONDERE”, “FORTEFRAGILE” e “ARCO & FRECCE”, il disco esce a sette anni di distanza dal suo precedente lavoro, Imperfezione. Meg ha curato la produzione dell'intero album e si è avvalsa della collaborazione di vari produttori, in particolare è da citare Frenetik (direttore artistico di Asian Fake), presente su nove tracce.

Il titolo richiama il vulcano Vesuvio, alle cui falde Meg, originaria di Torre del Greco, è cresciuta.

Tra gli ascolti che hanno influenzato VESUVIA, la musicista ha citato Flume, Koreless, ​Mura Masa, Travis Scott e Lorenzo Senni.

“VESUVIA” Q&A

  • Con quali parole ha presentato il disco?

    Vesuvia nasce dalla costante minaccia che tutto ciò a cui tieni possa svanire, d'improvviso. Questo è il destino di chi vive vicino a un vulcano, ma stavolta l'esplosione di Vesuvia non porta devastazione, non sputa lapilli e cenere: la sua lava è composta da pentagrammi, la sua lingua di fuoco non devasta villaggi ma fa danzare chiunque la sfiori.

    – Meg, Instagram

    Sono cresciuta alle falde del Vesuvio, la sua sagoma è casa e sento il suo richiamo sempre, anche quando sono dall’altra parte del mondo. Lo sogno di notte in maniera ricorrente: sin da bambina sono ossessionata da lui, è una presenza imponente nella mia coscienza ed è parte indissolubile di me. Ogni sua zolla, ginestra, sentiero, è come se fossero mia cellula, capello, ruga. È mia madre e mio padre. Da quando ho aperto gli occhi lui è il mio imprinting.
    Una tana scura, una casa-cratere, un tempio nascosto in cui accadono riti solenni, dove si piange per un mondo che va a rotoli e dove si ride fino alle lacrime, perché la vita è un magma di macigni di dolore e gioia leggera

    – Meg, comunicato stampa

  • Cosa ha dichiarato a proposito del titolo del disco?

    Le tracce di questo album sono innanzitutto canzoni che traggono ispirazione dalla terra in cui sono cresciuta. Più precisamente da Torre del Greco, la mia città. Vivere schiacciata tra il mare e il vulcano ha sicuramente contato, rispetto a ciò che sono oggi, mi ha condizionata. Basti pensare che, quando ero piccola, la domenica o si andava in spiaggia oppure si faceva la scampagnata per andare a vedere il cratere: sono quelli i miei ricordi d'infanzia. Al tempo stesso, per chi ci abita vicino il Vesuvio è una presenza costante, una onnipresenza, lo vedi sempre e se da un lato può infondere un senso di protezione, dall'altro ne percepisci costantemente la natura minacciosa, il fatto che sia parte di te, ma che da un momento all'altro potrebbe levarti tutto. Quest'ultimo aspetto nel disco l'ho un po' capovolto e il motivo è che mi piaceva l'idea di parlare di liberazione e quindi di Vesuvia, appunto, come di un'entità anche femminista, un'entità da cui eruttasse musica e che rappresentasse la mia parte più profonda, creativa, istintiva e selvatica. Contro il luogo comune che vede la donna fragile, indifesa, dolce, remissiva, e a favore di una rappresentazione della donna come unione di aspetti ritenuti inconciliabili dai benpensanti, ma che invece sono la nostra ricchezza, la nostra verità.

    Penso che in questo disco la natura sia entrata prepotentemente, ma solo man mano che l'album prendeva forma davanti ai miei occhi ho capito che parlava di radici. In realtà inizialmente il titolo doveva essere NAPOLIDE, che è poi diventato il titolo di un brano, e la ragione era che mi sono sempre sentita apolide, perché amo viaggiare e prima che italiana mi sento cittadina del mondo. E però, contemporaneamente, la napoletanità è parte di me, l'imprinting che fa sì che ovunque vada osservi tutto attraverso la lente della tradizione e della cultura napoletane. Solo che ho scoperto che l'espressione “napolide” era già stata utilizzata da Erri De Luca, lo scrittore, così sono passata a VESUVIA, per dare l'idea di quelle radici che sentivo molto presenti nei nuovi brani.

    – Meg, Rolling Stone

    L'album ancor prima di NAPOLIDE in realtà doveva chiamarsi r-existentialism. Esistenza come resistenza. Però poi ci ho ripensato e ho voluto omaggiare di più le origini della mia terra.

    – Meg, Billboard

  • Cosa ha dichiarato in merito alla realizzazione del disco?

    Molti dei pezzi sono arrivati in studio con un livello di produzione mia già molto avanzata (per esempio “Non ti nascondere”, “SCUSA SE SONO FELICE”, “FORMICHE”, “AQUILA”); altri sono stati stravolti in studio rispetto agli originali (“SOLARE” con i Fugazza, “ARCO & FRECCE” con Frenetik). Altri ancora erano delle strumentali che mi hanno fatto ascoltare Frenetik&Orang3 (diventati poi “FORTEFRAGILE” e “NAPOLIDE”) e i Fugazza (Principe delle mie tenebre) di cui mi sono innamorata e che poi insieme in studio abbiamo “megghizzato”, portando la prod più verso il mio mondo. Quelli co-prodotti con Tommaso Colliva (grazie, ciglia, scusa se sono felice , formiche) sono quelli che più hanno acquisito elementi suonati: è stata una sua proposta quella di dare un po' più di calore umano a tutto il mio programming. E quindi per esempio mi ha proposto Daniel Plentz (batteria, percussioni e body percussion) su “FORMICHE” e “SCUSA SE SONO FELICE”. Oppure ha fatto doppiare la mia linea di basso nei ritornelli di “FORMICHE” da un'intera sezione fiati. Mi ha colto di sorpresa invece quando su “SCUSA SE SONO FELICE” mi ha proposto per i ritornelli una cassa dritta: è stata risolutiva per l'accelerazione del pezzo che invece nelle strofe è tutto sincopato. Per la produzione di “SHE’S CALLING ME” invece, abbiamo lavorato a distanza io e David Chalmin, poi in un secondo momento, sia Frenetik che Francesco Fugazza hanno fatto dell'additional production che ha impreziosito il tutto. Lavorare in coproduzione con tante persone diverse è stato complesso ma molto divertente, mega stimolante. Il rischio poteva essere quello di avere un disco troppo poco organico, ma essendoci la mia produzione su ogni pezzo, credo che il risultato finale sia estremamente omogeneo. Infine, Daniele [Frenetik], oltre ai pezzi che abbiamo prodotto assieme, anche lui su ogni singolo brano, ha dato il tocco finale soprattutto per quanto riguarda il pimp delle batterie (su “CIGLIA”, “PRINCIPE”, “SOLARE"…) ed è stato fondamentale. A lui piace sempre estremizzare al massimo le potenzialità delle drums, trarre il meglio da ciò che un determinato bpm ti può offrire, ha un approccio molto dance floor, cosa che desideravo più di ogni altra cosa per VESUVIA: fare in modo che le ritmiche fossero come la terra che trema prima di un'eruzione. Daniele, che è la persona più entusiasta che io conosca, ha totalmente strippato per il titolo e per il concept, tanto da propormi una vocal production ad hoc: in molti pezzi sotto la mia voce portante, all'unisono, c'è un coro di Vesuvie che cantano riempiendo tutti i range vocali possibili e non, come in un rituale sacro.
    Il flusso di produzione è stato intenso, molto molto intenso: fiumi diversi di lava che alla fine convergono in un’unica eruzione!

    – Meg, DLSO

When did Meg release VESUVIA?

Album Credits

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